La vita è un miracolo
- Miriam Marini
- Sep 27, 2017
- 3 min read
LA VITA E’ UN MIRACOLO
Film in concorso al Festival di Cannes 2004. Regia: Emir Kusturica. Nazionalità: Francia/Jugoslavia. Distribuzione Fandango.
E’ un film d’essai, un film d’autore, un film che si allontana dal cinema di oggi ricco di effetti speciali e di storie fantastiche che hanno il semplice scopo di intrattenere il pubblico e seguire il mercato. Quello di Kustorica è un inno alla vita, all’amore, alla libertà senza confini: LA VITA E’ UN MIRACOLO e come ogni miracolo, l’importante è crederci.
La storia si svolge nei Balcani del 1992 in un piccolo paese sulle colline, dai paesaggi meravigliosi che mutano al cambio di scena. La guerra incombe ma i suoi protagonisti non si lasciano abbattere, continuano a vivere, a vivere per ciò che realmente conta: l’amore e la felicità interiore.
Il film si apre con una serie di scenette divertenti lungo una ferrovia in costruzione, percorsa senza posa dagli abitanti del villaggio con i mezzi più stravaganti.
E’ un mondo di festaioli, di persone che amano la musica e si sentono parte di un popolo, perché l’unione fa la forza. Non siamo soli, nessuno è solo, nemmeno gli animali e proprio da loro possiamo trovare anche un appoggio, una compagnia per la vita. Nelle scene iniziali un asino è fermo sulle rotaie, gli uomini lo rendono umano affermando che si voglia suicidare per amore. Riuscirà a morire?
Gli animali sono molto presenti in questo film, vivono assieme agli uomini ma nel vero senso della parola; mangiano il loro stesso pane, quello che in bocca, litigano, hanno cuccioli, rovesciano tavole imbandite e nessuno dice nulla, a nessuno sembra dar fastidio perché in fin dei conti cosa fanno di male? Nulla. Fanno le stesse cose che fanno gli uomini, vivono, e i protagonisti del film lo sanno, l’hanno capito: siamo qui tutti per vivere e dobbiamo sopportarci e aiutarci l’uno con l’altro, uomini e animali e così sarà.
Chi fermerà il treno per salvare l’asinello?
Il film a modo suo segue una sua storia ma è solo uno spunto per raccontare la vita di queste persone, centocinquantaquattro minuti di pellicola per mostrare al mondo scene della vita quotidiana di Luka, sua moglie e il figlio. E’ una famiglia strana, di pazzi direi. A guardarli viene da ridere, ci fanno divertire ma è triste pensare che davvero esistano situazioni del genere, dove una donna ha i nervi a pezzi e suo marito, un uomo corretto e buono viene visto dal figlio come unica causa delle sofferenze della madre. E’ triste, ma come consiglia il film va presa con filosofia, bisogna guardare il lato divertente di ogni cosa, come fa lo spettatore guardando quelle scene: ride. Ci sono scene che nel contesto del film non hanno un vero significato e potrebbero essere state tolte ma esistono. Esistono nel film perché fanno parte della vita.
Molto presente l’anima del regista, un’anima sognatrice, che ama la musica, infatti le musiche eseguite sul set sono realizzate dai componenti della No Smoking Orchestra (la sua orchestra) è presente il suo “odio” verso la televisione che nel
film viene scaraventata dalla finestra, il suo stato di incompreso, infatti come può una giornalista americana capire quel che accade tra un serbo e un bosniaco? Per coloro che credono che la vita non ci schiaccerà e che la speranza è l’ultima a morire, il film di Kustorica è un’ottima visione.
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