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Cuore Sacro

  • Miriam Marini
  • May 1, 2013
  • 2 min read

CUORE SACRO

Regia: Ferzan Ozpetek. Distributore: Medusa. Nazionalità: Italia. Montaggio: Patrizio Marone.

Una giovane imprenditrice, bella, ricca e cinica incontra una bambina “povera” e in lei qualcosa cambia.

La musica nei film di Ozpetek è semplice ma carica di emozione e Cuore Sacro non fa eccezione. Una melodia ottenuta con un unico strumento, un ritornello che si ripete lento, malinconico ma all’improvviso prende vita, quell’unico suono ora non è più solo, ha un nuovo compagno, una batteria, carica di speranza che da il ritmo, un ritmo più veloce, un ritmo che ci permette di rialzarci e riprendere il nostro cammino. Forse poi tornerà ad un unico suono, tornerà lenta e malinconica ma è così che deve essere. Così è la vita, un continuo alternarsi di gioia e dolore. Cuore sacro è voglia di cambiare, voglia di seguire il destino. La Bobulova parla attraverso il suo viso, non servono parole, basta guardare i suoi occhi, la sua bocca per capire cosa prova.

Il silenzio degli attori accompagnato dalla musica; Ozpetek lascia a ciascuno di noi il proprio punto di vista, lo spettatore immagina i pensieri della protagonista a seconda del proprio io. L’arma vincente di Ozpetek è avere nel cuore due culture, due cuori. In un paese povero come lo è sotto certi aspetti la Turchia, le persone sono più vicine tra loro, sono più unite, non giudicano ma osservano. Hanno l’umiltà nel cuore, un cuore sacro. Le persone che Irene incrocia durante il suo momento di carità più assoluta, (riprendendo un episodio di S. Francesco) la guardano stupefatti, non capiscono cosa stia facendo e perché.

La giudicano e non si pongono la domanda di che cosa possa aver condotto una donna a quel gesto. La zia di Irene pensa solo al denaro. Questo è l’altro cuore. Ciascuno di noi ha due cuori ma uno eclissa l'altro... ma se ognuno di noi riuscisse,

anche per un solo istante, a intravedere la luce del suo cuore nascosto...allora capirebbe che quello è un cuore sacro e non potrebbe più fare a meno del calore della sua luce...

L’infermiera all’ospedale ascolta Irene, ascolta cos’ha da dire. Non giudica. Comprende. Questa è l’anima turca. A chi è puro di cuore non occorrerà attendere la fine del film per capire cosa attende la protagonista, la reclusione o la libertà?

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